Anoressia




“Il cibo non è per le
anoressiche affatto negativo
come cosa in sé,
è l’atto del cibarsi che è
divenuto pericoloso e
angoscioso,
l’atto del nutrirsi”.
Mara Selvini Palazzoli.

L'Anoressia Nervosa è un disturbo psicologico - psichiatrico caratterizzato da un’intensa paura di divenire obesi accompagnata da un’eccessiva perdita di peso non associata ad alcun disturbo fisico. Solitamente colpisce le femmine in età adolescenziale, ma può insorgere anche in età adulta e nei maschi. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico per i Disturbi Mentali (DSM IV) Si caratterizza per: 
  1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura;
  2. Intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso;
  3. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso;
  4. Nelle femmine dopo il menarca, si ha amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.
Si può presentare o solo attraverso restrizioni di cibo o con alcuni episodi di abbuffate, compensati poi da intensa attività fisica o vomito autoindotto.

I soggetti affetti da anoressia non rifiutano totalmente di mangiare ma riducono l’alimentazione a livelli esasperati. Mantengono un peso limite come se fosse una misura di sicurezza contro la minaccia di perdita di controllo. 
Una caratteristica comune è la dismorfofobia: una vera e propria ossessione per le forme in particolare quelle corporee che vengono alterate alla percezione di chi si ammala. 

L'anoressia comporta serie ripercussioni a livello medico-biologico. Le complicanze riguardano in particolare e prima di tutto: l'apparato digerente, la salute dei capelli, dei denti e della pelle, l'apparato scheletrico a lungo andare, l'apparato muscolare, l'apparato cardiocircolatorio, il metabolismo.

Gli anoressici si sentono pervasi continuamente da un senso di controllo del cibo che, diversamente da ciò che si crede, diventa il pensiero fisso intorno al quale ruota tutta la vita. Facilmente le persone anoressiche provano vergogna, sensi di colpa, senso di frustrazione e fallimento, estremo bisogno di controllo e, nei casi più gravi, disturbi dell'umore, ansia.

QUALI SONO I CAMPANELLI DI ALLARME? 
Esistono dei segnali che permettono di capire se nostro/a figlio/a o amico o parente sta per cadere  in comportamenti anoressici? Sicuramente SI! Spesso all'inizio è molto difficile accorgersi di tali segnali in quanto i soggetti non interrompono improvvisamente l'alimentazione ma riducono il consumo degli alimenti in maniera graduale. Come possiamo allora proteggere un nostro caro e capire se è il caso di rivolgersi a un professionista? 
Di solito tutto inizia con una dieta o con l'affermazione di volerne iniziare una. Col tempo si possono notare alcuni cambiamenti tipici:
- l'umore diventa sempre più irritabile;
- riducono il tempo a tavola;
- tipicamente viene lasciata una parte del cibo nel piatto (ciò risponde al bisogno di controllo);
- a tavola bevono molto per potersi riempire il più possibile;
- cominciano a saltare qualche pasto;
- durante i pasti (soprattutto quelli più calorici) si toccano ripetutamente le zone corporee percepite come più "critiche" per l'aspetto fisico e la linea;
- dopo i pasti si alzano da tavola velocemente e di solito è per andare al bagno;
- durante la giornata vengono aperte più volte le dispense o il frigorifero senza mangiare o consumare nulla;
- viene amplificata l'attività fisica e l'esercizio;
- iniziano i primi problemi scolastici o lavorativi;
- aumentano le discussioni durante i pasti. 

Questi sono alcuni dei campanelli più tipici. Ciò che deve far emergere il dubbio è il cambiamento del comportamento. Molte persone infatti hanno poco appetito fin da quando sono piccole, ciò non basta per diagnosticare un disturbo che, per altro, ha origine psicologica. 

COME SI INTERVIENE? 
Prima ci si accorge del disagio migliori possono essere i risultati. Nei casi molto gravi (dove le complicanze mediche sono a livelli di guardia) si consiglia l'affidamento a cliniche specializzate per tali disturbi in cui intervengono figure quali: Psichiatri, Psicologi, Psicoterapeuti e Infermieri specializzati. 
Negli altri casi l' approccio maggiormente riconosciuto è il COUNSELING PSICOLOGICO condotto da uno PSICOLOGO. Si tratta di una relazione di aiuto che attraverso il lavoro psicologico porta la persona a riflettere sulle proprie emozioni, pensieri, abitudini alimentari, sulla percezione del corpo e comprendere quali sono le motivazioni psicologiche alla base del disagio. Si lavora sull'autostima spesso molto bassa, sul bisogno del controllo, sull'ambivalenza tra bisogno di indipendenza e bisogno di protezione e mira sia al sostegno emotivo sia a trovare comportamenti più adeguati. 

Dott.ssa Alisa Polacci, Psicologa Clinica. 


Nessun commento:

Posta un commento