Obesità Infantile



Ingrassare troppo significa che del grasso viene immagazzinato in quantità eccessiva e l’energia spesa è inferiore al consumo. La quantità di grasso presente nel corpo si misura con l’indice di massa corporea (un dato che indica la proporzione di grasso rispetto al peso e all’altezza). Dalla nascita all’età adulta la percentuale di grasso varia notevolmente in base all’età e al sesso. Normalmente alla nascita un neonato ha il 14% di tessuto adiposo e tra i sei e i nove mesi raggiunge il 25%, in seguito comincerà ad assottigliarsi. A partire dalla pubertà la distribuzione e la quantità di tessuto adiposo cambia in base al sesso: un uomo adulto possiede dal 15 al 20% del peso del suo corpo sotto forma di tessuto adiposo, una donna invece dal 20 al 25%. La maggior percentuale di tessuto adiposo nella donna è fondamentale per la gravidanza perchè rappresenta una riserva di energia per il feto. L’area di sovrappeso grave e di obesità si trova al di sopra di un indice di massa corporea pari a 30. 
Aumentare significativamente di peso in età infantile provoca un rischio di incorrere in obesità, ma quali rischi corrono i bambini obesi? 
Possiamo identificare in 3 generi le difficoltà che derivano dal sovrappeso:

  • complicazioni fisiche;
  • complicazioni psicologiche;
  • conseguenze sociali. 

Tra le conseguenze fisiche più frequentemente riscontrate si citano: 
  • Complicanze ortopediche: gli arti inferiori e soprattutto le anche sono i più coinvolti.
  • Complicanze respiratorie: il fatto di dover fornire di ossigeno un corpo più voluminoso comporta un’attività respiratoria più affaticata e lenta con costante respiro sotto sforzo, sonno agitato, russare durante la notte, mal di testa al mattino per carenza di ossigeno al cervello, rigonfiamento delle tonsille. 
  • Complicanze cardiovascolari: valori elevati di pressione arteriosa, tassi di colesterolo e trigliceridi superiori alla norma, bassa tolleranza cardiaca allo sforzo, ritmo irregolare durante lo sforzo
  • Rischio di diabete non insulino dipendente: un tasso di acidi grassi troppo alto comporta un aumento di insulina in circolo, da questo dipende una crescente resistenza all’insulina stessa e quindi un circolo vizioso. 
  • Disturbi ormonali nella pubertà.

Non esiste un particolare profilo psicologico del bambino obeso ma tra le complicazioni psicologiche di solito si riscontra un peggioramento dell’andamento scolastico, un cambiamento di comportamento marcato, ansia che si manifesta con una maggior difficoltà a separarsi dai genitori, abbassamento del tono dell’umore, carenza di autostima, senso di frustrazione e vergogna con relativo ripiegamento del bambino in sé stesso o aggressività nei confronti di persone vicine, enuresi, sonno disturbato, impressione che il bambino causi più problemi dei fratelli o delle sorelle, ecc.

A livello sociale molte sono le conseguenze negative dell’obesità. I bambini obesi spesso vengono emarginati e derisi dai coetanei e ciò comporta un circolo vizioso con il rifugio in sé stessi e nel cibo con il relativo aumento di peso. Di solito non praticano sport sia per vergogna che per scarsa resistenza allo sforzo fisico.  

Ma cosa si può fare? Innanzi tutto avere il coraggio di parlarne. Rivolgersi ad uno specialista (pediatra, dietologo, ecc) è il primo passo per proteggere la salute del figlio che da solo non può venirne fuori. La consulenza permette di raccogliere informazioni, riflettere sulla situazione attuale e passata, ridimensionare il problema sul piano di realtà (si tratta di un sovrappeso o di una vera e propria obesità?), individuare un programma di cambiamento. 
Dopo aver identificato e stabilito una dieta adeguata, è indispensabile intervenire anche ad altri livelli: sia sul piano fisico che su quello psicologico. 
I bambini obesi finiscono per rimanere eccessivamente fermi, soprattutto in quest’era digitale vengono assorbiti dalla televisione, dai videogiochi e da internet così, anche nei casi di introduzione di poche calorie, quelle consumate saranno sicuramente inferiori ed è proprio questo a contribuire all’aumento di peso. E’ pertanto fondamentale non solo far praticare uno sport ma prevedere del movimento ogni giorno (passeggiate, parco giochi, spostarsi in bici o a piedi il più possibile per esempio nel tragitto verso la scuola, ecc).

Un buon programma per la perdita di peso dovrebbe essere accompagnato da un supporto psicologico mirato a: 
  • educare ad una corretta alimentazione; 
  • permettere l’identificazione delle emozioni rivolte al cibo;
  • distinguere la sensazione di fame da altre (noia, dispiacere, ansia, ecc)
  • riconoscimento ed espressione delle emozioni;
  • potenziamento dell’autostima e della motivazione;
  • sostegno e contenimento psicologico.

E‘ stato dimostrato che un approccio psicologico rivolto al dimagrimento (sia nei bambini che nell’adulto) può avere più efficacia della dieta stessa, spesso vissuta come una coercizione, agendo su più livelli: emozioni, regolazione e programmazione delle giornate non solo riguardo ai pasti ma anche al movimento e allo sport, riacquisizione di motivazione e obiettivi personali, autostima, senso di vergogna e fallimento.
Chiedere aiuto non è quindi un fallimento, ma una dimostrazione di coraggio. 


Dott.ssa Alisa Polacci.   

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