Bulimia



Mangiare è possedere
per mezzo della
distruzione.
Jean Paul Sartre.

La Bulimia Nervosa è un disturbo psicologico-psichiatrico che consiste in: 
  1. Ricorrenti abbuffate; 
  2. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, farmaci o esercizio fisico eccessivo.
  3. Le abbuffate e le condotte compensatorie avvengono più volte durante la settimana.
  4. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

L’abbuffata che caratterizza il quadro della bulimia è un episodio che prevede l’introduzione di una quantità di cibo eccessiva secondo gli standard normali, inoltre l’azione del mangiare è accompagnata da un senso soggettivo di perdita di controllo. Le abbuffate avvengono in  “privato” e di nascosto e, spesso, tenute segrete per molti anni, difatti viene mantenuta una sorta di normalità nel modo di mangiare in presenza di altri, normalità che è ovviamente solo apparente. Tale modalità di alimentazione viene tenuta segreta e messa in atto quando si è da soli. 
Il cibo, durante un’abbuffata, viene ingerito rapidamente quasi senza essere masticato.
Molti pazienti bulimici descrivono questa procedura come inizialmente piacevole, poi sopravviene il senso di disgusto e gonfiore. Il momento dell’abbuffata è un atto compulsivo e, in quanto tale, nasce improvvisamente con un senso di ansia e di vuoto da colmare, si manifesta come un rituale meccanico con un coinvolgimento emotivo intenso. Il desiderio del cibo è vissuto come travolgente e come obbligo a mangiare e durante l’ingestione la bulimica vive un senso di totale perdita di controllo e una sorta di alterazione di coscienza. Tipici sono il senso di depersonalizzazione (sensazione di non essere se stessi) e di derealizzazione (sensazione di non essere nel mondo reale). Riguardo alle abbuffate è interessante scoprire cosa le fa scatenare, gli eventi più rappresentativi e maggiormente riportati in sede di valutazione clinica sono: l’interruzione di una dieta, sentirsi piene dopo un pasto, rimuginare sul proprio peso, sentirsi grassi, sentirsi depressi o soli, sentirsi ansiosi, preoccupati o irritabili. Immediatamente dopo un episodio di abbuffata, i pazienti si sentono sollevati per aver abbandonato lo sforzo di non mangiare, tuttavia tale sollievo cede rapidamente il posto ai sensi di colpa e al disgusto. Molti cadono in stati depressivi profondi quando realizzano l’incapacità di controllare il proprio modo di mangiare.

COME SI PUÒ INTERVENIRE?

Il sostegno psicologico e il COUNSELING PSICOLOGICO condotti da uno PSICOLOGO rappresentano l'intervento elettivo per questo tipo di disturbo psicologico. Il paziente è sostenuto e condotto attraverso un percorso di conoscenza di sè, delle proprie emozioni, dei propri pensieri e dei propri comportamenti al fine di 
- individuare le abitudini disfunzionali inerenti al cibo,
- esplorare soluzioni alternative al problema,
- imparare a gestire e controllare le abbuffate,
- educare ad un'alimentazione adeguata e sana. 
 
Dott.ssa Alisa Polacci, Psicologa Clinica. 


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