Mangiare è
possedere
per mezzo
della
distruzione.
Jean Paul
Sartre.
La Bulimia Nervosa è un disturbo psicologico-psichiatrico che consiste in:
- Ricorrenti abbuffate;
- Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, farmaci o esercizio fisico eccessivo.
- Le abbuffate e le condotte compensatorie avvengono più volte durante la settimana.
- I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.
L’abbuffata che caratterizza il quadro della
bulimia è un episodio che prevede l’introduzione di una quantità di cibo
eccessiva secondo gli standard normali, inoltre l’azione del mangiare è
accompagnata da un senso soggettivo di perdita di controllo. Le abbuffate avvengono in “privato” e di nascosto e, spesso, tenute
segrete per molti anni, difatti viene mantenuta una sorta di normalità nel modo
di mangiare in presenza di altri, normalità che è ovviamente solo apparente. Tale modalità di alimentazione viene tenuta segreta e messa in atto quando si è da soli.
Il cibo, durante un’abbuffata, viene ingerito
rapidamente quasi senza essere masticato.
Molti pazienti bulimici descrivono questa procedura come inizialmente piacevole, poi sopravviene il
senso di disgusto e gonfiore. Il momento dell’abbuffata è un atto compulsivo e,
in quanto tale, nasce improvvisamente con un senso di ansia e di vuoto da
colmare, si manifesta come un rituale meccanico con un coinvolgimento emotivo
intenso. Il desiderio del cibo è vissuto come travolgente e come obbligo a
mangiare e durante l’ingestione la bulimica vive un senso di totale perdita di
controllo e una sorta di alterazione di coscienza. Tipici sono il senso di
depersonalizzazione (sensazione di non essere se stessi) e di derealizzazione (sensazione di non essere nel mondo reale). Riguardo alle abbuffate è
interessante scoprire cosa le fa scatenare, gli eventi più rappresentativi e
maggiormente riportati in sede di valutazione clinica sono: l’interruzione di
una dieta, sentirsi piene dopo un pasto, rimuginare sul proprio peso, sentirsi
grassi, sentirsi depressi o soli, sentirsi ansiosi, preoccupati o irritabili. Immediatamente dopo un episodio di abbuffata, i pazienti si sentono sollevati per aver abbandonato lo sforzo di non mangiare,
tuttavia tale sollievo cede rapidamente il posto ai sensi di colpa e al
disgusto. Molti cadono in stati depressivi profondi quando realizzano
l’incapacità di controllare il proprio modo di mangiare.
COME SI PUÒ INTERVENIRE?
Il sostegno psicologico e il COUNSELING PSICOLOGICO condotti da uno PSICOLOGO rappresentano l'intervento elettivo per questo tipo di disturbo psicologico. Il paziente è sostenuto e condotto attraverso un percorso di conoscenza di sè, delle proprie emozioni, dei propri pensieri e dei propri comportamenti al fine di
- individuare le abitudini disfunzionali inerenti al cibo,
- esplorare soluzioni alternative al problema,
- imparare a gestire e controllare le abbuffate,
- educare ad un'alimentazione adeguata e sana.
Dott.ssa Alisa Polacci, Psicologa Clinica.
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